Dott. Davide Ghinolfi

Patologie maligne e benigne del fegato

I tumori del fegato: un trattamento personalizzato che considera tutte le opzioni terapeutiche


I tumori del fegato si dividono in:


  • maligni, che a loro volta si suddividono in primitivi (ovvero ad origine dal fegato) o secondari (o metastatici, ovvero ad origine da altri organi)
  • benigni: adenoma, iperplasia nodulare focale, angioma


Il principale tumore maligno primitivo del fegato è l’epatocarcinoma (HCC). Nella maggior parte dei casi esso insorge su un fegato cirrotico, ma nel 25% dei pazienti può insorgere su un fegato “sano”. L’HCC rappresenta circa il 2% di tutti i tipi di tumore.

Quando il tumore origina dalle vie biliari si chiama colangiocarcinoma, un tumore raro che colpisce circa 5-6000 persone ogni anno in Italia, e tra le neoplasie più difficili da curare con efficacia.

Tuttavia, le neoplasie maligne più frequenti a livello epatico sono quelle secondarie (metastasi). Esse originano in sedi diverse dal fegato, più frequentemente dal tratto gastroenterico (es. colon), e lo raggiungono per diffusione ematogena.

EPATOCARCINOMA


Sintomi

Generalmente i tumori di piccole dimensioni non danno sintomi e vengono individuati durante test di screening o in maniera casuale, durante esami di diagnostica per altri fini. I tumori di grandi dimensioni possono provocare sintomi quali il dolore, senso di peso, calo ponderale. I segni e i sintomi dipendono dalla funzionalità del fegato: anoressia, astenia, ittero, ascite, ingrossamento del fegato (epatomegalia), o della milza (splenomegalia), sanguinamento delle varici esofagee, encefalopatia.


Diagnosi

La diagnosi si effettua mediante l’ecografia, la tomografia assiale computerizzata (TAC) e la risonanza magnetica nucleare (RMN) epatica. In casi molto selezionati è possibile fare una biopsia epatica.


Terapia

L’approccio all’epatocarcinoma è multidisciplinare in quanto il trattamento dipendente dallo stadio del tumore, dal grado di compromissione epatica e dalle condizioni generali del paziente. Sulla base di questi parametri viene scelto il trattamento più indicato. Lo scopo è definire un percorso terapeutico personalizzato.

  • Trapianto di fegato

    In casi selezionati il trapianto di fegato può costituire la migliore opzione terapeutica, in quanto è l’unica in grado di trattare la patologia oncologica e la malattia di base (cirrosi). Prevede una valutazione estremamente approfondita. I tassi di sopravvivenza ad un anno sono >90%. Il nostro centro è da anni leader in Italia per numero di trapianto e garantisce liste di attesa estremamente brevi e una gestione all’avanguardia, sia per tecnica chirurgica che per impiego delle più recenti innovazioni in termini di protezione e valutazione della qualità dell’organo

  • Chirurgia

    Nel caso in cui il trapianto non sia una opzione perseguibile e la funzione epatica lo consenta, il trattamento chirurgico deve essere sempre considerato. La possibilità di utilizzare anche approcci mini-invasivi (laparoscopici o robotici) ha minimizzato i rischi per il paziente, ridotto la degenza post-operatoria e ci ha permesso di espandere le indicazioni a casi più complessi.

  • Radiologia interventistica

    Il trattamento delle neoplasie epatiche può prevedere anche una serie di trattamenti loco-regionali (radiofrequenza, termoablazione, micro-onde, chemioembolizzazione, radioembolizzazione), eseguibili come atto terapeutico isolato o come integrazione alla resezione chirurgica o al trapianto. Da sempre siamo all’avanguardia nell’integrare tutte queste tecniche per garantire il risultato migliore

  • Chemioterapia

    Se la malattia si trova in stadio avanzato il trattamento in grado di prolungare significativamente la sopravvivenza del paziente è la terapia sistemica con Sorafenib.

    Negli ultimi anni nuovi farmaci hanno dimostrato la loro efficacia nel trattamento sistemico dell’HCC: regorafenib come terapia di seconda linea dopo sorafenib, e lenvatinib come possibile alternativa a sorafenib nel trattamento di prima linea per alcune categorie di pazienti. Sono inoltre in corso diversi studi su modalità terapeutiche innovative, in particolare nel campo dell’immunoterapia, che nei prossimi anni potrebbero ulteriormente aumentare i farmaci a disposizione per il trattamento di questa patologia.

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